-Libertà! Libertà!- urlava la coccinella: era ciò che cercava, nient’altro.
-Libertà! Libertà!- aveva urlato tante volte, senza mai trovare né pace né un posto dove sentirsi libera. Eppure quel giorno le cose stavano per cambiare: tanti luoghi le erano passati sotto le zampe, ma un attimo solo bastò per toglierle di dosso quel peso che per lei significava volare.
Una coccinella non è contenta quando si libra in aria, perché ciò vuol dire per prima cosa rompere la magica armonia del suo guscio rosso chiuso, e poi sollevare da terra l’animale che porta addosso la più grande quantità di fortuna nel mondo, non è mica cosa da poco. Comunque una coccinella deve volare per forza: è proprio il suo compito quello di portare la fortuna nei luoghi dove si posa. Il Cielo ha deciso così in modo da distribuirla un po’ casualmente, un po’ senza pregiudizi, lì dove la Natura desta ancora la curiosità delle persone.
Ora, la coccinella di cui raccontiamo la storia, dal giorno della sua nascita aveva questo tarlo in testa: la sua fortuna non avrebbe avuto destinatari casuali, ma sarebbe stata diretta a chi l’avrebbe fatta sentire libera. Faticando senza sosta, spiava il mondo umano per cercare persone adatte alle sue grazie. Andò prima da un contadino, che doveva essere il più vicino di tutti alla Natura, sperando di non dover ritardare così la sua ricerca e trovare subito qualcuno a cui regalare la sua fortuna. Lo osservò tutto il giorno e vide che quell’uomo non si era mai veramente sporcato le mani; ciò non andava bene ma gli diede ancora un po’ di tempo e quando sul far della sera, il tramonto non significò altro che l’agognata fine della fatica per il contadino, la coccinella volò via da chi non era più capace d’incantarsi.
Avvicinandosi alla città la piccola portafortuna sentì dalla finestra di una bella villa di periferia, la voce di un uomo che strillava proprio quelle parole: -Libertà! Libertà!-. Lei corse eccitata dentro la camera e dopo aver schivato le braccia frenetiche di quel tale, lo ascoltò inveire in preda alla pazzia: -nulla deve interferire con il mio discorso sulla libertà! Se non andrà bene non verrò eletto e avrò buttato via anni ed anni di carriera!-. Le ultime parole erano già attutite perché la coccinella si trovava già molto lontana da quella casa; inorridita da ciò che aveva visto ma speranzosa per il suo prossimo obbiettivo. L’ora di cena era passata da un po’ e non fu facile trovare una luce da cameretta ancora accesa ma ce la fece e si appoggiò sul comodino di un bambino con lo zaino di scuola già pronto per il giorno dopo:
-Ciao signora coccinella! Cosa stai cercando?-
-Sto cercando un po’ di libertà dove andare a lasciare la mia fortuna.-
-Io non so signora coccinella dove sia questo posto, so che io sono stato molto fortunato ad avere tutte queste coccinelle qui nella mia cameretta; quindi se vuoi puoi stare con le altre qui sotto le coperte dove mamma non vi vede che se no vi uccide!-
La coccinella lusingata non poteva accettare perché aveva capito che i bambini erano stracolmi di fortuna e allora cercò ancora tra le tante persone che abitavano la città, qualcuno a cui dedicarsi. Incontrò un medico ma come il contadino era schiavo del suo lavoro; incontrò un operaio accecato dalla rabbia, un falegname ossessionato dalla povertà ed un impiegato in crisi con se stesso. Nessuno meritava la fortuna, nessuno l’avrebbe potuta tenere al suo fianco senza esserne sopraffatto; così la coccinella si ritirò in un parco in mezzo a dei condomini piuttosto tristi dove si pose su una foglia per riposare.
-Libertà! Libertà!- urlava la coccinella: era ciò che cercava, nient’altro.
-Libertà! Libertà!- aveva urlato tante volte, senza mai trovare né pace né un posto dove sentirsi libera. Eppure quel giorno, su quella foglia era piovuto un barattolo dentro il quale la coccinella stava sballonzolando tra le mani di un giovane che correva a più non posso. Era questa la sorte di chi chiedeva a gran voce la libertà ed in cambio portava fortuna? Se le cose stavano così avrebbe continuato a sbattere contro le pareti del contenitore finché tutta la dose di fortuna che portava con sé sarebbe svanita; però il ragazzo si fermò.
-Ecco amore, guarda. Guarda com’è bello il suo guscio, come te. Ai miei occhi ha una perfezione irraggiungibile e dicono anche che porti fortuna: allora la voglio regalare a te perché avendoti qui non ho bisogno di altro.-
-Amore è bellissima ma così morirà, la devi liberare.-
-Ma… è il mio regalo, così non ti avrò dato niente…-
-Non importa, grazie comunque.-
Una volta aperto il tappo però, la coccinella intontita restò lì, pronta a dispensare la sua fortuna ai due amanti, mentre li ascoltava sussurrarsi -ti amo-.